DOPO IL VACCINO CHIEDE GLI APPLAUSI
di Cristina Battioni
Andrea Scanzi, 47enne giornalista de ” Il Fatto quotidiano “, ottiene il vaccino AstraZenica sabato 20 marzo presso La Hub Vaccinale di Arezzo.
Tutto regolare, sostiene l’ interessato, in qualche modo legittimo; essendo iscritto nelle file dei “panchinari” è stato convocato nel tardo pomeriggio per non sprecare le dosi inutilizzate a causa delle defezioni.
Diamo per buona la versione, benché queste liste di attesa dei “panchinari”, compilate dai medici di base esistono, probabilmente, solo in alcune località. Per rispetto di quanto dichiarato dal medesimo, la somministrazione gli era dovuta, in quanto figlio unico di due genitori fragili.
Nulla da obiettare e massima comprensione. Sebbene in Italia esistano migliaia di care givers che non sono stati ancora iscritti in nessun elenco vaccinale. Tra loro anch’ io. Ma si sa, l’ Italia è ancora un paese di Stati e staterelli, come diceva Macchiavelli e le regole variano da Governatore a Governatore.
Nessuno mette in dubbio la liceità della somministrazione ricevuta da Scanzi, benché sia esattamente agli antipodi di quanto suggerito dal Presidente Mattarella che ha pubblicamente atteso il suo turno recandosi, come il più normale dei cittadini, presso l’ Hub di Pratica di Mare, con la sobrietà che, solitamente, va a braccetto con l’ autorevolezza.
Il Dott. Scanzi, se chiamato dalla AUSL competente, ha fatto benissimo a vaccinarsi ma ha fatto malissimo a dimenticarsi il suo ruolo di giornalista rampante per una testata, “II Fatto quotidiano”, che ha basato la sua crescente popolarità sull’ essere dichiaratamente priva di sovvenzioni pubbliche, fuori dal coro e, teoricamente, non schierata politicamente. Cosa sulla quale si potrebbe lungamente discutere.
Comunque sia, il social- giornalista ha cavalcato quella che poteva essere una notizia a suo favore al contrario. Forse è stato vittima di una delle impreviste reazioni del vituperato vaccino che, nel suo caso, ha sdoganato i freni inibitori di un super ego, già molto presente nel suo organismo.
Un Giornalista, per fiuto, per etica, per istinto, avrebbe certamente accettato di recarsi al punto vaccinale per poi indagare, documentare ed eventualmente sottolineare delle procedure non del tutto corrette o, almeno, incentivare l’ inclusione dei care givers negli elenchi degli “aventi diritto”.
Invece Scanzi ha preferito un atteggiamento alla Salvini, da lui, sempre, aspramente criticato nei toni e nelle apparizioni social.
Pertanto, anziché argomentare e testimoniare con dati alla mano, ha preferito usufruire di una diretta dal suo personale canale YouTube dal salotto di casa; non solo non ha chiarito con estrema pacatezza i fatti ma, addirittura, si è profuso in un arrogante monologo chiedendo nientemeno che l’ applauso ed il ringraziamento degli italiani per il suo gesto eroico.
Ma quale gesto eroico? Semmai poco ironico e fuori luogo.
Forse e’ il generale Figliuolo che dovremmo ringraziare, i medici, i militari e anche il Presidente Draghi che attenderà il suo turno, come tutti gli anziani, i fragili e i care givers.
Lei, invece, illustre Dott. Scanzi, dovrebbe scusarsi con il suo Editore ed il suo Direttore per averli posti in una situazione di sicuro imbarazzo e, soprattutto, per aver fatto perdere, con le sue esternazioni, credibilità ed autorevolezza ad un quotidiano che proprio sulla trasparenza e sull’ attacco dei furbetti aveva creato il suo punto di forza.
Prima lezione del primo anno di Giornalismo: ” Osserva, riporta i fatti e cerca di guadagnarti autorevolezza con la qualità di ciò che fai e scrivi. Punto”.
Un giornalista non è un cantante rock, non è un influencer, ha un ruolo pubblico e sociale, non inteso come “social”. La regola numero due della prima lezione era: ” Prima di pubblicare rileggi a voce alta, prima di parlare pensa o stai zitto”. Probabilmente era assente, distratto o quel corso di Laurea non l’ ha mai frequentato.
Comunque complimenti, la prima parte rimane giustificabile, la seconda non è all’ altezza nemmeno del miglior Salvini o del peggior Sgarbi. E soprattutto non è all’ altezza di quella che ritenevamo essere la sua credibilità professionale.
In un momento socialmente e clinicamente fragile non ci aspettavamo tanta saccenza da un giovane uomo del 1974, laureato nel 2000 all’ Università di Pisa con una tesi sui cantautori italiani dal titolo “Amici fragili”. Forse ha cambiato idea sia sulla poesia che sulla fragilità.
Che peccato…